Archivi tag: speakeasy

La tragedia Speakeasy

Sunday Morning

La domenica mattina è un momento delicato; hai un calo di zuccheri, devi riprenderti dalla mancanza di sostanze alcoliche nel sangue, e hai bisogno di calma per rimettere in ordine le idee (ero io con quella parrucca blu ieri sera? Eri tu che stavi in piedi sul tavolo? Era lui che fingeva eterosessualità?). Le tragedie culinarie non dovrebbero mai avvenire di domenica. Ma il tecnico con grande finezza suggerisce che questo blog aiuta a superare il senso di colpa e la frustrazione di un buon pasto andato male, dice che ha funzione catartica che ti salva quando esci triste e incazzato nero da un ristorante, ed in effetti ha ragione.

In questa recensione per una volta sarò anch’io tecnica e scriverò nel dettaglio senza le mie solite allegorie e figure retoriche. Quelli di cui parliamo oggi sono dati: tutto ciò che bisogna sapere per NON andare a mangiare il brunch allo speakeasy (Via Castelfidardo 7, 20121, tel.02 653 645)

Cominciamo dalla fine:
Il brunch costa 17.50, ma non perché allo Speakeasy ti facciano risparmiare rispetto al tipico brunch da 20 euro, ma perché poi ti fanno pagare 2.5 euro a testa per il coperto! Sarebbe evidentemente molto più elegante scrivere brunch a 20 e basta, ma non dev’essere venuto in mente a nessuno.

Oltretutto in questi 20 euro è incluso il caffè, il succo, l’aperitivo mimosa, ma niente acqua. Se vuoi bere gli dai tre euro per una bottiglietta da mezzolitro. Quindi il conto è tre brunch con due bottiglie d’acqua: 66 euro. Ma questo è niente anche perché quella bottiglietta da tre euro è la cosa più buona che riesci ad avere.

Non riesci nemmeno a farti il caffè in pace, c’è una macchina chiamata Brunch Machine che è un insulto all’intelligenza umana, e vorrei che qualcuno mi spiegasse perché è necessario che ci sia una macchina per mettere dell’acqua in una tazza dove c’è del caffè istantaneo? Cosa che rende anche molto complicato decidere quanto forte o leggera voglio la mia tazza di nescaffè (sì nescaffè solubile a prova di scemo).
Con il tecnico e l’esploratrice abbiamo cominciato subito a deprimerci ed abbiamo fatto una classifica delle cose cattive che mangiavamo ma per colore, cosi ci tiravamo su di morale, ed ecco il risultato:

la classifica delle cose più cattive in ordine di colore:
ROSSO
Primo in classifica il bacon più salato di tutto il vecchio continente, ve lo giuro era incredibile. L’esploratrice con la sua tipica neutralità commenta “il bacon non può essere come una suola di scarpa e se poi è anche salato”
Secondo delle polpette di qualcosa (probabilmente un’operazione di marketing per attirare golfisti).
Terzo le uova, le mie avrebbero dovuto essere fritte ma erano crude e viscide come solo le uova crude possono essere, ancora trasparenti con il rosso freddo, tecnico ed esploratrice le hanno prese strapazzate, ma al tecnico è andata male e le sue erano fredde (punizione divina)!

GIALLO:
Primo in classifica l’aperitivo mimosa che è incluso (piuttosto che l’acqua) ed è costituito dal terribile succo d’arancia (il tecnico dice che “sembra il Raush confezione da 300 litri, ma allungato”) allungato a sua volta con una specie credo di vino bianco frizzante.
Secondo il succo sopradescritto
Terzo, le patate se non sono fredde sono più buone delle uova e sicuramente dell’aperitivo mimosa!

Non c’erano cose da mangiare di altri colori fortunatamente. I dolci, le pizzette e la pasta erano buoni.

ultimi dettagli:
Tutti prendiamo il pesce crudo che però rimane nel piatto e guardandomi intorno mi rendo conto di quanti piatti abbandonati ancora mezzi pieni di cibo rimangono, nessuno finisce nulla di ciò che ha preso, sono in buona parte intoccati e mi viene un brivido.

Tra noi e il tavolo a fianco non sapevamo chi era più arrabbiato, ma decisamente loro che hanno sollecitato le uova due volte e che le stavano aspettando quando siamo entrati e hanno continuato ad aspettare mentre ci hanno fatto sedere, pulito il tavolo, preso l’ordine, portato le uova; tenete conto che il tempo è bastato per scrivere una recensione. Questo per dire che il servizio è lento nel portarti i piatti, quanto rapido nel portarti via il piatto in cui non hai ancora finito.

Ora rimangono solo un paio di dettagli, visto il dramma non dico niente sull’ambiente con luci rgb e neon rosa, ma abbiamo tutti e tre una paio di cose da aggiungere sulla simpatia del personale, che potrebbe superare il nord est caffè (altro locale da brunch famoso in città per assumere solo cameriere antipatiche e scocciate): l’esploratrice ha trascorso un quarto d’ora davanti al bancone a cercare di attirare l’attenzione di tre giovani che fingevano mutismo e sordità per avere un cucchiaino, il conto ci è stato fatto in malo modo e con disprezzo forse perché per battere i tasti sulla cassa la signorina è dovuta scendere dallo sgabello che la ospitava.
Insomma un tre in pagella alla fine dell’anno senza corsi di recupero e giuro che qui non vi può piacere il genere.

scritto da: il critico

Lascia un commento

Archiviato in brunch, ristoranti